Il 2021 presenta il conto: nel 2025 crollano le prime revisioni

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Il mercato regge solo grazie alle revisioni successive e al boom dell’usato, ma a fare davvero la differenza è il marketing mix: fidelizzazione, posizionamento e acquisizione determinano chi cresce e chi arretra.

Il 2025 conferma una tendenza ormai evidente per molti operatori del settore: il calo significativo delle prime revisioni.
Un fenomeno che ha origini chiare e che si collega direttamente a ciò che è accaduto quattro anni fa, nel 2021.

Quell’anno, segnato non solo dagli strascichi sanitari della pandemia ma soprattutto dalle sue conseguenze economiche – cassa integrazione, riduzioni di reddito, licenziamenti e forte incertezza – ha visto una netta contrazione della propensione all’acquisto di auto nuove. Molti italiani hanno rinviato la sostituzione del proprio veicolo, provocando un crollo delle immatricolazioni.

Oggi, nel 2025, l’effetto è matematico: meno auto immatricolate nel 2021 significano meno prime revisioni.

Nonostante il calo di questa specifica componente, il mercato complessivo delle revisioni non ha subito un tracollo. A garantire equilibrio sono stati due fattori principali.

1. Le revisioni successive alla prima (seconda, terza, quarta…) sostengono i volumi

Il parco circolante italiano resta ampio e longevo. Le vetture immatricolate nel 2017 e negli anni precedenti sono entrate ora nella fase delle revisioni successive alla prima: seconda, terza, quarta e così via.

Questo flusso costante di veicoli ha compensato in buona parte il calo delle prime revisioni, mantenendo stabile l’attività dei centri autorizzati.

2. Il mercato dell’usato continua a crescere in modo significativo

La rinuncia all’auto nuova non ha fermato la mobilità. Gli italiani continuano a muoversi tramite l’usato, che si conferma una componente vitale del settore.
Le analisi 2025 mostrano infatti un incremento del +2,9% dei passaggi di proprietà rispetto all’anno precedente.

Questo fenomeno implica che molti veicoli più datati restano in circolazione più a lungo e richiedono quindi revisioni periodiche, alimentando ulteriore domanda.

In sintesi: meno auto nuove, ma molte più auto che continuano a circolare e vengono scambiate.

Centri di revisione: chi ha tenuto il passo e chi no

L’andamento 2025 mostra tre dinamiche fondamentali.

Chi ha investito nella fidelizzazione ha tenuto i volumi del 2023

Le realtà che negli anni hanno consolidato rapporti stabili con i clienti – privati, flotte, officine e partner – hanno mantenuto livelli operativi molto simili al 2023. La relazione costante si conferma un asset decisivo.

Chi ha lavorato sull’acquisizione ha registrato crescita

Alcuni centri non solo hanno tenuto, ma sono cresciuti. Si tratta delle realtà che hanno unito fidelizzazione e comunicazione efficace, sviluppando un posizionamento chiaro sul territorio e intercettando nuovo pubblico, anche in un contesto sfidante.

Chi ha trascurato la comunicazione oggi registra un ridimensionamento

I centri che non hanno investito nel proprio posizionamento – online e offline – stanno vivendo il calo più evidente. L’assenza di una strategia comunicativa nel lungo periodo si traduce oggi in un indebolimento strutturale dei volumi.

Una lezione per il futuro del settore

Il 2025 ci restituisce un messaggio chiaro: in un mercato influenzato da cicli macroeconomici e oscillazioni delle immatricolazioni, non basta essere presenti sul territorio.

Serve posizionarsi.
E serve farlo sempre: nelle fasi difficili per restare visibili, ma soprattutto nei momenti favorevoli, quando le condizioni permettono di costruire quel vantaggio competitivo che farà la differenza quando il mercato rallenterà di nuovo.

I centri che negli anni hanno investito per costruire una riconoscibilità stabile attraverso:

  • comunicazione costante
  • relazioni solide
  • acquisizione di nuovo pubblico
  • qualità del servizio
  • processo operativo affidabile

sono quelli che hanno dimostrato di saper assorbire gli shock e garantire continuità anche quando il mercato non spinge.

In un settore che cambia, con un parco auto sempre più anziano e un mercato dell’usato vivace, il posizionamento strategico non è un accessorio:
è una necessità competitiva, che protegge nelle fasi difficili e amplifica i risultati quando le cose vanno bene.

Matteo Franconi

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